Isole di plastica: una minaccia per l’ambiente

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Isole di plastica

Lo sapevi che ogni anno circa 100 milioni di tonnellate di plastica si disperdono in natura? Questo succede perché non vi è una corretta gestione della filiera della plastica e una vera educazione al riciclo. Molta della plastica dispersa nell’ambiente si riversa nei nostri mari e ne produciamo così tanta che, col tempo, si sono formate delle vere e proprie discariche in mare aperto: le isole di plastica. Anche se ad oggi si smettesse di far riversare nuovi rifiuti in mare, queste fitte macchie di detriti continuerebbero a crescere per centinaia di anni, a causa della grande quantità di materiale già disperso in mare.

 

Cosa sono le isole di plastica? 

Le isole di plastica sono dei giganteschi agglomerati di buste, bottiglie, contenitori e molti altri oggetti fatti con questo materiale. Queste montagne di rifiuti plastici stanno invadendo i nostri mari e oceani, creando così dei danni inimmaginabili al nostro ecosistema. Vengono definite così perché hanno una densità tale di rifiuti, che le porta ad assumere forme ed estensioni molto simili a quelle di vere e proprie isole. 

Ma come si formano queste isole di plastica? Le tonnellate di rifiuti che fluiscono nel mare si spostano a causa dalle forti correnti marine accumulandosi in delle zone specifiche. I rifiuti in questione rimangono intrappolati in dei vortici acquatici, impedendogli di muoversi e rimanendo in pianta stabile in mare aperto. 

 

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L’impatto ambientale delle isole di plastica

Essendo la plastica un materiale non biodegradabile, una volta dispersa ci metterà molto tempo prima di decomporsi. In più la plastica subisce la fotodegradazione, causata dai raggi UV del sole, che la sgretola in tanti piccoli pezzi, diventando molto pericolosi se ingeriti dalla fauna marina e terrestre. Solo nel Mar Mediterraneo ci sono 134 specie diverse che ogni giorno ingeriscono materie plastiche, per non parlare di alcune di queste che rimangono intrappolate dalla plastica dispersa in mare, causandone spesso la morte. Per evitare che ciò accada, oltre a cercare di ripulire l’ambiente da questi rifiuti, dobbiamo abituarci a riciclare la plastica, utilizzare dei materiali alternativi o addirittura della plastica già riciclata

 

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Come finisce la plastica nel mare?

Secondo quanto riportato dal “Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente” (UNEP) l’80% della plastica che si trova in mare è il risultato di una mala gestione dei rifiuti a terra e di una mancanza di educazione al riciclo e riutilizzo dei materiali plastici. Infatti si stima che su tutta la plastica utilizzata ogni giorno, ne viene riciclata al massimo il 5%. Quasi sempre sono i fiumi che trasportano la maggior parte della plastica in mare. Si stima che il 90% di questa plastica venga trasportata da 10 fiumi in particolare: 

  • Yangtze, Xi e Huanpu in Cina;
  • Brantas e Solo in Indonesia;
  • Rio delle Amazzoni in Brasile;
  • Oyono in Nigeria;
  • Gange in India;
  • Pasig nelle Filippine;
  • Irrawaddy in Birmania.

 

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Isole di plastica negli oceani

Quando vengono menzionate le isole di plastica, si parla spesso del Pacific Trash Vortex, cioè l’agglomerato di rifiuti plastici più grande al mondo e che si sposta con le correnti marine. Nota anche come Great Pacific Garbage Patch, quest’isola di plastica si estende per un’area di 1,6 milioni di km² (circa 5 volte l’Italia) e si ritiene che possa contenere fino a 3 milioni di tonnellate di plastica. I detriti che compongono questa gigantesca isola, sono per la maggior parte microplastiche e reti da pesca

Oltre al Pacific Trash Vortex, ci sono altre 5 grandi isole di plastica nel mondo e sono rispettivamente:

  • la South Pacific Garbage Patch;
  • la North e la South Atlantic Garbage Patch;
  • l’Indian Ocean Garbage Patch;
  • l’Arctic Garbage Patch.

 

Isola di plastica nel Mar Mediterraneo

Anche nel Mar Mediterraneo (precisamente nel Mar Tirreno) in Italia è presente un’isola di plastica ed è stata individuata tra la Corsica e l’isola d’Elba. La maggior parte dei suoi detriti sono plastiche monouso e arrivano dal Tevere, dall’Arno e dal Sarno. Sono principalmente plastiche non inserite nella catena di riciclaggio o lasciate sulle spiagge. A differenza degli oceani, le correnti del Mar Tirreno sono diverse e permettono a questi agglomerati di durare poche settimane o giorni, prima di disperdersi nuovamente in mare. C’è però un dato decisamente preoccupante e da non sottovalutare, cioè che il Mar Mediterraneo ha una densità di plastica più alta rispetto agli altri mari, quindi, bisogna assolutamente fare qualcosa per fermare questo processo di inquinamento.

 

È possibile ripulire gli oceani dalla plastica?

L’olandese Boyan Slat ha inventato un sistema per pulire gli oceani che a quanto pare ha avuto successo e ne dà conferma “The Ocean Cleanup“. Si tratta di una barriera galleggiante, formata da un tubo di gomma legato ad un’ancora che può scendere fino a 600 metri di profondità. Il tubo, quando viene aperto, crea una sottospecie di insenatura artificiale, dove vanno a finire i rifiuti plastici, così da facilitarne la raccolta. “The Ocean Cleanup” nei prossimi 5 anni, grazie a questo sistema, ha intenzione di rimuovere dagli oceani circa 300 mila tonnellate di plastica. 

 

Spero che questo articolo ti sia stato d’aiuto nel comprendere cosa sono le isole di plastica, l’impatto ambientale che hanno, come contrastarne la formazione ed eliminarle